Capsule Collections d'artista

Arturo delle Donne “Cortina - Big Champions, Tiny scale” per SUPREMA

Il progetto fotografico omaggia i grandi campioni, le grandi sfide sportive, tutte ambientate a Cortina, dal 1956, anno delle olimpiadi invernali, ai giorni nostri. Inizia da qui la ricerca e la ricostruzione di un immaginario sportivo, in cui le fotografie vengono ricostruite in piccola scala; scenografie, miniature, campi da sci e tunnel ghiacciati, un lavoro artigianale che trasforma l’immagine in oggetto tridimensionale. “Ho cercato ed individuato alcune ...mostra di più

Il progetto fotografico omaggia i grandi campioni, le grandi sfide sportive, tutte ambientate a Cortina, dal 1956, anno delle olimpiadi invernali, ai giorni nostri. Inizia da qui la ricerca e la ricostruzione di un immaginario sportivo, in cui le fotografie vengono ricostruite in piccola scala; scenografie, miniature, campi da sci e tunnel ghiacciati, un lavoro artigianale che trasforma l’immagine in oggetto tridimensionale. “Ho cercato ed individuato alcune fotografie e alcuni frame di video delle imprese sportive dei campioni del passato pattinatori sul ghiaccio, sciatori, bob olimpici. Le fotografie vengono ricostruite in piccola scala; costruisco piccole scenografie, miniature, con una tecnica artigianale come le scenografie teatrali o come quelle dei film pre-digitale. E’ un metodo che ti permette di crearti un mondo che non esiste o ricostruirne uno che è esistito. Da spazio all’immaginazione e alla creatività.”

Le foto  stampate su  seta per le fodere interne della capsule di capispalla in pelliccia della collezione Suprema a/i 19/20 sono un omaggio a Cortina, sotto forma di cartoline postali anni 50. Un omaggio all’ eleganza della moda italiana e dell’Italia nel mondo

Un omaggio  al viaggio in Italia, al gran tour d’Italie, all’immaginario collettivo che ha creato il mito del Made in Italy. 

La costruzione del mito o la sua ricostruzione è elaborata a tavolino: una scenografia teatrale che possa preservare la meraviglia di qualcosa che forse è successo e che forse nuovamente accadrà! 

Arturo delle Donne

Tributo a Simon Hernandez

Esistono dei misteri  svelati e altri che restano occulti. Non è dato sapere se questi ultimi siano più o meno preziosi rispetto agli omologhi che danno mostra di se stessi. Certo è che l’arte ha a che fare con l’intimità, con un sentimento pudico ancorché eclatante. Tanto più forte è la forma, quanto più dovrebbe essere discreta la sua manifestazione mondana. Non accade spesso nonostante sia sempre più stretto  il rapporto  che unisce arte e moda, vasi comunicanti per un&...mostra di più

Esistono dei misteri  svelati e altri che restano occulti. Non è dato sapere se questi ultimi siano più o meno preziosi rispetto agli omologhi che danno mostra di se stessi. Certo è che l’arte ha a che fare con l’intimità, con un sentimento pudico ancorché eclatante. Tanto più forte è la forma, quanto più dovrebbe essere discreta la sua manifestazione mondana. Non accade spesso nonostante sia sempre più stretto  il rapporto  che unisce arte e moda, vasi comunicanti per un   linguaggio che punta sull’immagine. Ecco perché piace e incuriosisce il messaggio di chi lavora per sottrazione e si affida a un grande artista e alle sue creazioni sfrontate, luminose, ricche di suggestioni vivaci, caraibiche, le opere di Simon Hernandez. Un linguaggio, quello usato dall’artista,  oltremodo sofisticato ma carico di  rimandi potenti persino nella loro dolente, varietà. 

Ora il passaggio è ancora più deciso,  si chiede che l’arte sia abitata, che stia a pelle sul corpo come seconda natura.  Da Mondrian a Gauguin il viaggio che s’affaccia in altri mondi è oramai noto:  Gucci a Saint Laurent, tra i primi ad essere affascinato dalla commistione quasi quanto Fiorucci,  Fendi a Valentino,  fino a toccare il mondo ecclesiastico più tradizionalista capace di prestare i propri totem a vestiti griffati, la proprio storia a tutt’altra storia. Stole, mitrie, paramenti papali hanno tessuto un racconto trasversale, spirituale e irrituale, laico e rituale che ha significato più di una vicinanza, più di un contatto guardingo e che esplodendo in mostra ha rivelato inedite analogie.

Nel caso di Suprema, l’azienda che si occupa di capi in pelle luxury, il cammino è partito appunto dal corpo, pelle e contatto fisico, l’opera d’arte che si fa parlante nel nascosto di una fodera realizzata dalle seterie comasche, accessibile solo al collezionista che vuol vedere. Così  ci si affida a un grande della pittura, un artista scomparso, appunto al venezuelano Simon Hernandez, aprendo un dialogo carico di promesse con la figlia Consuelo che cura la Fondazione intitolata al padre. 

È la riscoperta sulla pelle di un artista contemporaneo che, a differenza dei suoi colleghi di pennello, di spirito e di nazionalità, ha portato la sua terra in Europa e qui l’ha imposta senza remore e con orgoglio multicolore e multietnico. Personaggi vigorosi e vitali che iniettano messaggi prepotenti estremamente moderni. Una violenza mai mitigata che fa da monito,  diavoli e spiriti irrompono persino ironici, in una ricchezza di situazioni e sembrano  nati per essere trasposti su capi di moda. Un’offerta di creatività copiosa che incontra  lo stile di un abito e  lo caratterizza senza prevaricarlo. Le opere di Hernandez sembrano nate per questo connubio felice, prezioso e non rumoroso. L’arte che assomma come messaggio di vita.

SKULLS

in collaborazione con Antonio Guccione

È proprio un omaggio al glamour anni 80 la capsule di gilet in volpe colorata foderati con la serie SKULLS del celebre fotografo Antonio Guccione: un viaggio attraverso la “vanitas” con il suo carico simbolico di luci e ombre; egli mette on stage teschi ispirati ai grandi del passato e personalizzati con ciò che li ha resi celebri e immortali attraverso gli anni o secoli, come Andy Warhol con l’immancabile parrucchino virato nei colori fluo, un gioco al tempo stesso pop e profondamente concet...mostra di più

È proprio un omaggio al glamour anni 80 la capsule di gilet in volpe colorata foderati con la serie SKULLS del celebre fotografo Antonio Guccione: un viaggio attraverso la “vanitas” con il suo carico simbolico di luci e ombre; egli mette on stage teschi ispirati ai grandi del passato e personalizzati con ciò che li ha resi celebri e immortali attraverso gli anni o secoli, come Andy Warhol con l’immancabile parrucchino virato nei colori fluo, un gioco al tempo stesso pop e profondamente concettuale.

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